“La tecnologia non è infallibile, se i sistemi vanno in avaria te la devi sapere cavare comunque”. A parlare così è Federico Hansberg, istruttore del CVC che tiene il Corso di navigazione astronomica con le rette di altezza e grande appassionato di sestanti, con una collezione che vanta più di cento pezzi.
Per questo saper fare il punto nave con le stelle è così importante?
Certo. A titolo di esempio, in un passato recente la US Navy aveva abolito il calcolo delle rette d’altezza dal suo corso di studi degli ufficiali: ebbene, dopo vent’anni di sospensione nel 2012 lo hanno dovuto reintrodurre approfittando, per far ripartire il corso, della presenza dell’ Ufficiale di collegamento della Marina Militare Italiana, il Comandante Raimondi, che era distaccato negli Stati Uniti, perché in vent’anni si erano esauriti anche gli ufficiali USA in grado di insegnare la navigazione astronomica. Il problema è che la navigazione astronomica è anche l’unica tecnica di navigazione immune da cyber-attacchi di guerra elettronica.
Quali sono le peculiarità del corso che tieni per il CVC?
Per cominciare è un corso che tratta solo e subito il metodo delle rette di altezza, detto di St. Hilaire. Che io sappia è l’unico che in un week end ti mette in condizione di imparare a fare il punto nave con sestante, tavole e stelle (gli altri durano molto di più, ndr). Inoltre, è l’unico corso nel quale tutti gli allievi hanno a disposizione uno strumento vero e non di plastica.
E questo è un grande valore aggiunto?
Sì perché il sestante è uno strumento delicatissimo per cui in Marina ti insegnano che non si presta mai il proprio a qualcun altro. Quindi l’unica possibilità è comprarne uno o rivolgersi ad una grande scuola come il CVC che ne ha a disposizione alcune decine.
Ma il sestante di plastica non funziona bene lo stesso?
Quello di plastica non è meno preciso ma è più difficile da usare perché perde l’azzeramento con estrema facilità, quindi il principiante che crede che il sestante di plastica sia più adatto a lui è completamente fuori strada perché prima di ogni osservazione bisogna fare la rettifica e il controllo degli specchi mentre con quello di metallo viene rettificato solo una volta all’inizio della navigazione
Ci sono altre specificità nel tuo corso?
Una, fondamentale. Per il calcolo normalmente si usano delle tavole logaritmiche che sono un po’ il motivo principale per cui l’astronomia nautica non è mai stata molto popolare nel diporto, perché i conti fatti in mare con la barca che balla sono tutt’altro che piacevoli. Ma per fare questi calcoli abbiamo scelto delle tavole speciali praticamente sconosciute in Italia che sono solo di 36 pagine al posto di quelle comunemente utilizzate nel mondo nautico italiano, di derivazione statunitense che consistono in sei volumi, insomma una specie di Treccani, molto ingombrante da portare in barca. Le tavole che usiamo noi sono le più compatte in assoluto e alla fine del corso ogni studente si tiene quelle che ha imparato ad utilizzare.
Alla fine del corso, cosa è in grado di fare l’allievo?
Alla fine tutti riescono a centrare il bersaglio della parte nera, del centro insomma; significa che tutti otterranno la stessa altezza misurata del sole o dell’astro che stanno osservando puntando rimanendo nella tolleranza di due sessantesimi di grado che è la massima precisione che può ottenere anche un esperto perché è la massima risoluzione che può ottenere l’occhio umano quando si utilizza un cannocchiale con quattro ingrandimenti (un ingrandimento maggiore produrrebbe troppe vibrazioni in mare, ndr)
Ma se pensate che sia facile siete decisamente fuori strada…Grazie Federico per il tuo prezioso contributo
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